Le melagrane
Saranno belle? Il mio frutto preferito e il mio colore preferito in un colpo solo!
Questa colorazione così attraente gli viene data da quelle piccole molecole, chiamate polifenoli, responsabili di innumerevoli benefici antiossidanti e antinfiammatori. Ci riparano dai raggi UV del sole, ad esempio, proteggendo in questo modo la nostra pelle. L’attività antiossidante, inoltre, è anche in grado di abbassare il colesterolo cattivo e di mantenere in salute i vasi sanguigni, riducendo le probabilità di infarto e ictus. Poi, tra le proprietà più annoverate, ci sarebbero anche quelle antitumorali, soprattutto nei confronti del tumore alla prostata.
Potrei continuare ancora con una lista di svariate proprietà, invece mi voglio soffermare sull’ultima interessantissima scoperta: l’Urolitina A. Questa sarebbe un metabolita prodotto dalla nostra flora intestinale, in seguito al consumo delle melagrane.
A livello muscolare, questa molecola ha dimostrato di stimolare la produzione di mitocondri, che sono quegli organuli responsabili della produzione dell’energia che viene utilizzata dai muscoli per contrarsi. Fisiologicamente, andando avanti con l’età e con la sedentarietà il ricambio dei mitocondri rallenta, causando una perdita di massa muscolare che può arrivare fino alla sarcopenia (che è la severa riduzione di massa muscolare che colpisce gli anziani). Quindi, possiamo dire che mangiare le melagrane abbia un effetto simile a quello normalmente indotto da una normale attività fisica, spesso resa difficoltosa dall’età avanzata (no, non è che ora si smette di allenarsi e si mangiano chili di melagrane eehh!).
Ma non finisce qui! Perché l’Urolitina A andrebbe anche a rafforzare le giunzioni delle cellule epiteliali dell’intestino, potenziando così la funzione di “barriera intestinale” e questo è importantissimo per chi soffre di malattie infiammatorie croniche dell’intestino come la colite e il morbo di Crohn, associate proprio l’aumento della permeabilità dell’intestino. Il ripristino della barriera intestinale e la riduzione dell’infiammazione, infatti, fornisce un aiuto importante nel trattamento terapeutico di queste patologie.